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Aviaria, nuovi casi fanno scattare l’allarme da parte dell’OMS: massima attenzione al latte che avete in casa

Rischio aviaria
L’aviaria è una minaccia concreta – Ghigliottina.it

Il virus dell’aviaria si sta minacciosamente diffondendo sempre più a macchia d’olio: il verificarsi di nuovi casi tiene in allarme l’OMS

Il panico si diffonde negli Stati Uniti. Con il rischio, purtroppo sempre più concreto, che anche l’Europa e altri continenti siano coinvolti entro breve tempo. Gli accadimenti delle ultime settimane rappresentano un potenziale pericolo per la nostra salute.

L’influenza H5N1 fa sempre più paura: il cosiddetto virus dell’aviaria sta infatti colpendo parecchie specie animali, compresi gli orsi e i bovini. E lo scenario più probabile da qui alle prossime settimane è quello di una situazione fuori controllo.

I focolai, inizialmente molto limitati, sono in netta espansione così come il numero di animali infetti. In particolare molti allevamenti di mucche da latte sono stati colpiti dall’H5N1 e ora l’intero settore agroalimentare di alcuni Stati è a rischio.

L’aspetto però maggiormente inquietante di tutta questa vicenda è che ora anche il latte crudo è diventato una fonte di potenziale diffusione del virus. Per questa ragione direttamente dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) è arrivata la raccomandazione di non bere latte crudo.

Aviaria, anche il latte crudo è a rischio: l’avvertimento dell’OMS

Purtroppo a causa della decisa diffusione del virus tra i bovini crescono inevitabilmente i rischi per l’uomo. Il contagio dall’aviaria attraverso il consumo di latte non pastorizzato può concretizzarsi da un momento all’altro.

In realtà, ha precisato l’OMS nelle ultime ore, il pericolo per gli esseri umani è ancora soltanto teorico. Fino a questo momento è stato registrato un unico caso di infezione su un uomo. Si tratta di un contadino del Texas che lavorava a contatto ravvicinato con i bovini.

Niente latte crudo
Attenzione al latte crudo – Ghigliottina.it

Aviaria, i rischi per l’uomo sono ancora modesti: guai però a sottovalutare il problema

Il problema è che al netto del basso indice di rischio per l’uomo in questo momento, nel caso in cui l’influenza H5N1 dovesse diventare endemica tra i bovini le possibilità che compia il temuto salto sull’uomo crescerebbero a dismisura.

Nelle mucche soprattutto l’aviaria potrebbe entrare in contatto, scambiando successivamente materiale genetico, con altri virus, portando alla nascita di nuovi ceppi  che a quel punto avrebbero molta più facilità a contagiare gli esseri umani. La speranza è che quanto prima gli scienziati riescano a realizzare quanto prima un vaccino adatto. Secondo una prima stima un vaccino potrebbe essere pronto tra circa 4/6 mesi. Al momento quindi è importante prestare massima attenzione alla prevenzione.